Il corpo e il movimento

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Ci svegliamo ogni mattina, ci alziamo dal letto, facciamo colazione, ci cambiamo, andiamo al lavoro, a
scuola, all’università e così via. Facciamo questo ed altro ogni giorno della nostra vita e i nostri corpi si muovono. Il movimento è così inconscio che lo diamo semplicemente per scontato. Tuttavia il corpo ha
attraversato un complesso processo di sviluppo che inizia nel periodo fetale e continua per tutta la vita.
In questo processo ad essere coinvolto non sono solo il sistema muscolare e scheletrico, ma anche il
sistema nervoso, che svolge un ruolo centrale nello sviluppo. Un altro fattore importante nella crescita,
ma spesso sottovalutato, è il sistema familiare, cioè coloro che si occupano del supporto e delllo sviluppo del bambino. Per questi motivi ho deciso di dedicare questo articolo al movimento, al corpo in
movimento. In questo articolo vedremo come si sviluppa e diventa più complesso con l’età e che ruolo
riveste nella nostra vita. Per affrontare questo tema, ricorrerò a concetti tratti dalla Psicomotricità e dalla Teoria dell’attaccamento.


Il movimento e lo sviluppo cognitivo

Le Bouch, medico francese e padre della psicomotricità, ha dedicato la sua vita allo studio del corpo, in
particolare del movimento e del suo impatto sullo sviluppo cognitivo dei bambini. L’autore francese considerava il corpo come un mezzo per esprimere la personalità, le emozioni e gli interessi del bambino. Pertanto, il corpo non è semplice oggetto o mezzo per raggiungere un obiettivo, ma corpo vissuto che comunica: il nostro corpo ci permette di entrare in contatto con il nostro ambiente.
Attraverso i movimenti, prima riflessivi e poi intenzionali, il bambino impara a comunicare con le persone a cui è legato. Impara che certi movimenti generano risultati specifici, ovvero il movimento gli permette di esprimersi e stabilire un legame con le persone per lui importanti.

Il corpo ed il movimento

Con il movimento impariamo a conoscere il nostro corpo, le nostre emozioni ed a a sviluppare il nostro
autocontrollo. È attraverso il nostro corpo che impariamo a relazionarci con gli altri, a entrare in empatia. Il movimento svolge una funzione importante, la funzione di regolazione. Questo è ciò che ci permette di adattarci e rispondere alle esigenze dell’ambiente. Le risposte possono essere spontanee (come saltare quando si ha paura) o controllate, orientate all’obiettivo (come prendere un bicchiere d’acqua quando si ha sete). Tuttavia, per organizzare una risposta motoria (un movimento) il sistema nervoso fa un lavoro titanico. Dal raccogliere informazioni sensoriali, interpretarle, cioè darle un significato, alla definizione del tipo di movimento che deve essere eseguito in risposta. Ovviamente, per raggiungere questo livello di complessità, la persona ha dovuto sperimentare con il proprio corpo, scoprire i movimenti, definire quali gli permettono di avere determinate reazioni dall’ambiente. In questa esperienza o sperimentazione, la persona (in questo caso i bambini) comprenderà e svilupperà schemi mentali (immagini nella nostra mente) che rappresentano prima il proprio corpo e poi quello degli altri. Questo processo è di vitale importanza poiché ci permette di esplorare il mondo, conoscerlo e sviluppare nuove connessioni. Pertanto, è ciò che ci permette di imparare e adattarci alle mutevoli situazioni dell’ambiente.


Il movimento ed il legame con i genitori

Ok, ma cosa c’entra il legame con i genitori con tutto questo? Prima di rispondere a questa domanda, dobbiamo definire cosa intendiamo come legame. Bowlby, pioniere della teoria dell’attaccamento, ha studiato il tipo di relazione che i genitori intrattengono con i propri figli e come questo definisca la visione che il bambino svilupperà di se stesso, degli altri e del mondo. L’attaccamento, quindi, è il tipo di legame o di relazione che si instaura con le persone di riferimento (in genere, ma non esclusivamente, il padre e la madre). A seconda del tipo di risposte che il bambino riceve ai suoi bisogni primari, stabilirà un attaccamento sicuro che gli permetterà di avere un’immagine positiva del mondo, di se stesso e degli altri, e svilupperà anche un senso di controllo, che influenzerà il suo comportamento, la sua autostima e
fiducia in se stesso. Al contrario, se le figure di riferimento non rispondono adeguatamente ai bisogni del bambino, concluderà che non può fidarsi di loro, il che influenzerà negativamente il suo sviluppo. Questo argomento merita un articolo a parte che pubblicherò presto.

Nella pratica

Tornando al movimento, quando il bambino nasce, esprime i suoi bisogni primari attraverso il movimento (soprattutto il pianto) e se i genitori rispondono ai suoi bisogni (i suoi movimenti), il bambino impara che i suoi movimenti sono un modo di comunicare e che i suoi genitori riconoscono, comprenderli e rispondere ad essi. Inoltre, trae conclusioni su quanto sia importante per le sue figure di attaccamento e se il mondo sia un luogo sicuro da esplorare attraverso i loro corpi.

Più stimoli riceve il bambino, più possibilità avrà di assimilare, interpretare e rendere più complesse le sue risposte. Quando l’ambiente gli permette di esplorare liberamente ciò che lo circonda, accompagnandolo, il bambino svilupperà fiducia in se stesso, saprà di poter rispondere alle richieste esterne, intenderà che il mondo è un luogo sicuro in cui muoversi e scoprire.

Attraverso i legami che abbiamo con il nostro sistema familiare, abbiamo imparato a muoverci, conoscerci e crescere. Il modo in cui ci relazioniamo con il nostro corpo oggi dipende da questo processo di scambio di stimoli e risposte che abbiamo stabilito fin dalla tenera età. Quindi, la prossima volta che ti alzi dal letto, chiediti com’è stato il tuo sviluppo psicomotorio e come la tua famiglia lo ha influenzato.


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